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NON UNA DI MENO LA SPEZIA

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Tag: nonunadimeno

Mai più invisibili: vulvodinia, endometriosi, fibromialgia, dolore pelvico e neuropatia del pudendo

Posted on Ottobre 27, 2021 - Ottobre 27, 2021 by nudmlaspezia

“Sono solo dolori mestruali”, “Ma è possibile che tu stia sempre male?!”, “È solo una cistite”, “Sei troppo sensibile”, “È stress”, “Fra un po’ ti passa, vedrai”, “Somatizzi troppo”: per anni ci siamo sentit* ripetere da medici, familiari e amici frasi di questo tipo, compromettendo la nostra salute fisica e mentale e facendoci sentire sol* e incompres*.Per malattie diverse – vulvodinia, fibromialgia, endometriosi, neuropatia del pudendo, dolore pelvico – viviamo esperienze simili di colpevolizzazione, invisibilizzazione del nostro dolore e ritardo diagnostico: il problema quindi è medico, sociale e politico, non è affatto nella nostra testa!

Siamo stanch* di non essere credute, siamo stanch* di dover girare tantissime strutture prima di incontrare personale formato ed in grado di fare una diagnosi e impostare un piano terapeutico, siamo stanch* di non essere adeguatamente curat*, siamo provat* dopo anni di malattia, siamo spaventat* per le centinaia di euro al mese che dobbiamo spendere per cure non riconosciute dal Servizio Sanitario nazionale, siamo stanch* di non avere alcuna tutela nello studio e nel lavoro, siamo stuf* di non esistere per lo stato e per la società!

Perché una mobilitazione di Non Una di Meno su questo tema? Perché è una battaglia femminista a tutti gli effetti: siamo di fronte, per l’ennesima volta, ad una forma di violenza istituzionale agita sui corpi delle donne.

Non è un caso che a non essere riconosciuto e a subire un altissimo ritardo diagnostico sia proprio il dolore che colpisce per la maggior parte donne e persone con vulva e vagina: ciò deriva da una cultura che sopprime la nostra sessualità e la conoscenza del nostro corpo, che considera la ginecologia solo a scopo riproduttivo e che ancora ci accusa di problemi psicologici per ogni nostro dolore. Retaggio culturale di una tradizione medica patriarcale che ci ha definite prima “isteriche” e “pazze”, nel corso dell’Ottocento, e poi “frigide” nel Novecento, compromettendo il nostro diritto alla salute fisica e psicologica.

Nessun diritto nella storia è stato mai regalato: dobbiamo partecipare e impegnarci dal basso per prenderci quanto ci spetta, pretendendo il riconoscimento di queste patologie e la costruzione di nuove tutele per chi ne soffre, ma anche modificando le strutture culturali e socio-politiche che ancora ci opprimono, che incidono sulle nostre possibilità di autodeterminazione, che costruiscono le rigide norme alla base delle relazioni sessuali ed affettive e che ci fanno sentire erroneamente “sbagliat*”.

Vogliamo che il mondo cambi! Che in esso ci sia spazio per malattie e vulnerabilità, che sono componenti intrinseche della vita. Ci ritroviamo insieme per rompere l’isolamento in cui alcun* di noi si sono rifugiat*. Abbiamo bisogno di aiuto e sostegno perché facciamo i conti ogni giorno con il dolore. Abbiamo diritto alla felicità, nonostante l’esperienza della malattia. Non ci identifichiamo con le nostre malattie, e anzi vogliamo riaffermare il valore delle nostre vite. L’assenza del Servizio Sanitario Nazionale e dello Stato ci ha rubato tempo prezioso, energie spendibili altrove, spazio mentale meglio impiegabile, e questo perché tutto ricade sulle nostre spalle: la ricerca di specialist*, i viaggi per raggiungerl*, il puzzle delle diagnosi e delle cure da mettere insieme in solitudine e autonomia perché non esiste un approccio integrato e multidisciplinare, il reperimenti dei soldi necessari a curarci o a convivere il meglio possibile con la malattia, ecc. ecc.

Vogliamo tempo per prenderci cura di noi e vogliamo un sistema che si curi di noi!

È arrivato il momento di renderci visibili nello spazio pubblico e di prendere parola collettivamente per chiedere che venga garantito a pieno il nostro diritto alla salute e alle cure! Per questo Non Una Di Meno (NUDM), su proposta di tante persone che vivono quotidianamente l’esperienza di queste malattie invalidanti, si fa promotrice di una mobilitazione per rendere visibile ciò che oggi è invisibile.

Da oggi 23 ottobre: 𝐠𝐢𝐨𝐫𝐧𝐚𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝐦𝐨𝐛𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐧𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐢𝐥 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐧𝐨𝐬𝐜𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐢: 𝐯𝐮𝐥𝐯𝐨𝐝𝐢𝐧𝐢𝐚, 𝐞𝐧𝐝𝐨𝐦𝐞𝐭𝐫𝐢𝐨𝐬𝐢, 𝐟𝐢𝐛𝐫𝐨𝐦𝐢𝐚𝐥𝐠𝐢𝐚, 𝐧𝐞𝐮𝐫𝐨𝐩𝐚𝐭𝐢𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐩𝐮𝐝𝐞𝐧𝐝𝐨 𝐞 𝐝𝐨𝐥𝐨𝐫𝐞 𝐩𝐞𝐥𝐯𝐢𝐜𝐨 MAI PIÙ INVISIBILI!

Iniziamo un percorso tuttə insieme come alleatə e interessatə, nessunə da solə

Se soffri di una di queste patologie o qualcunə vicina a te ne soffre, non sei sola!

Siamo marea

Posted in Chi siamo e cosa facciamoTagged diritti, dolorecronico, dolorepelvico, endometriosi, fibromialgia, invalidità, malattieAFAB, malattiefemminili, neuropatiadelpudendo, nonunadimeno, riconoscimento, sensibileinvisibile, tutele, vulvodinia

#LottoMarzo

Posted on Marzo 12, 2021 - Settembre 8, 2021 by nudmlaspezia
CI VOGLIAMO VIVE E LIBERE
Dopo tanta fatica e attesa ieri finalmente l’8 marzo è arrivato e abbiamo scelto di tornare in piazza, qui fra sorelle e compagnx per dimostrare ancora una volta la forza del movimento femminista e transfemminista globale.
Abbiamo scelto di tornare ad occupare le piazze e le strade con i nostri corpi, lo abbiamo fatto avendo cura della salute di tuttə.
Grazie a tutte, tuttx, tutti per aver costruito con noi uno spazio davvero sicuro, di lotta, desiderio e rivendicazioni.
Grazie a chi è intervenutx e chi ha partecipato.
Grazie a chi ha donato al nostro crowdfunding per la visita ginecologica.
Grazie a chi ha sostenuto lo sciopero transfemminista.
In un momento storico in cui mantenere legami e relazioni di prossimità e solidarietà si è fatto sempre più difficile, insieme abbiamo mandato un segnale a tutte le sorelle e compagnə: Non siete sole!
Tuttə insieme l’8 marzo abbiamo dimostrato che essenziale è la nostra lotta, essenziale è il nostro sciopero.

Se ancora non sei inseritx in mailing list: scrivici! nudmlaspezia@gmail.com

Link all’album su Facebook
Posted in Articoli, Chi siamo e cosa facciamoTagged collettivo, laspezia, lottomarzo, nonunadimeno, transfemminismo

Visita Ginecologica Solidale

Posted on Marzo 10, 2021 - Novembre 11, 2021 by nudmlaspezia

IL MANIFESTO

Una delle nostre prime iniziative è stata quella di individuare quei luoghi critici e sensibili, come il consultorio.
Esattamente per questo, due anni fa, abbiamo promosso Il Consultorio in Piazza per sensibilizzare intorno a un problema serio, a servizi e informazioni che mancano, che sono carenti, e che in definitiva limitano le libertà delle donne nelle scelte che ogni giorno compiono sul loro corpo e sulle loro vite. Dai dati raccolti nei questionari viene alla luce un dato sconcertante, da un lato la maggior parte non sa cosa sia un consultorio, non sa che servizi offre, oppure qualora lo conoscesse, non se ne serve poiché i tempi di attesa risultano lunghi e poco chiari, da un altro lato la disinformazione, infatti il 60% delle intervistate dice di conoscere il consultorio solo grazie al passaparola.
Questi dati fotografavano una situazione grave e preoccupante, che avrebbe potuto solo accentuarsi.

Motivi dell’iniziativa: pandemia e carenze ASL

Esattamente un anno fa, durante i preparativi per l’8 marzo, siamo statə investitə da una pandemia senza precedenti, una crisi sanitaria divenuta fin da subito sociale, economica, esistenziale. Intuimmo immediatamente, in quelle drammatiche giornate, che una sanità già al collasso da anni per investimenti e scelte carenti, avrebbe generato ulteriori problemi sul piano dell’assistenza e dei servizi. Intuimmo, e non era difficile, che sarebbero stati i servizi ai più deboli a risentirne, quelli del consultorio, le visite ginecologiche, il diritto all’aborto. Come sempre la crisi l’avrebbe pagata chi non avrebbe potuto pagarsi una visita privata, un’analisi privata, una tac privata.
Donne sole, donne abbandonate di fronte a scelte spesso complesse.
Non arrendersi allo stato delle cose esistenti, alle emergenze, alle richieste di aiuto insoddisfatte, ci ha portato a denunciare e allo stesso tempo a provare a rispondere, nel nostro piccolo, a queste domande. Nel vuoto cosmico delle istituzioni politiche e sanitarie (quelle delle mimose, delle frasi fatte, della retorica d’occasione) e nel vuoto di una cultura del femminismo ricca di parole e povera di azioni concrete che incidano nella vita delle donne, ci siamo guardate negli occhi e abbiamo provato a fare vera sorellanza.
La visita ginecologica solidale nasce da qui, da una scommessa necessaria, ineludibile.
Non avrebbe avuto senso continuare a lottare, manifestare, fare passeggiate, indire scioperi senza provare a dare anche risposte concrete. Un compito arduo, di fronte al quale ci siamo sentitə anche inadeguate.

Dati e numeri

Abbiamo ricevuto richieste e chiamate spesso destabilizzanti e preoccupanti: donne rinchiuse in casa dal proprio compagno aguzzino con solo pochi euro per la spesa che prendevano il cellulare in mano solo quando finalmente si trovavano sole in casa; donne con la voce spezzata dalla paura di non riuscire ad abortire; donne con problemi di salute ma impossibilitate a prenotare una visita ginecologica presso l’ASL o costrette ad aspettare tempi lunghi e quindi convivere con i loro dolori e preoccupazioni per mesi.
Donne con problemi economici e consapevoli di non poter usufruire del servizio pubblico perché il loro permesso di soggiorno è scaduto. Donne non informate, donne che non sapevano a chi rivolgersi per salvarsi.
Abbiamo cercato di fare ciò che potevamo, appoggiandoci alla rete di relazioni e di professionalità con cui lavoriamo da quando siamo nate in questa città.
Con i 1900 euro fino ad ora raccolti grazie alle donazioni siamo riuscite a pagare quasi 20 visite ginecologiche, pap-test.
Questa iniziativa, come le altre che abbiamo promosso in questi due anni, è stata fin da subito pensata come un’inchiesta sullo stato della situazione.
Dalle chiamate ricevute possiamo trarre una conclusione tanto amara quanto evidente: le donne hanno poche se non alcuna informazione su ciò che sia un consultorio e anche qualora le avessero considerano questi servizi come gli ultimi nella scala delle priorità delle loro spese.
Anche questo dato così significativo sulla rinuncia alla salute del proprio corpo, dimostra quanto il servizio pubblico sia necessario nella qualità, nelle informazioni e nei tempi che vengono proposti.

Ringraziamenti e rivendicazioni

Per tutto questo approfittiamo della giornata di oggi per ringraziare tutte le ginecologhe che hanno supportato in questi mesi complicati le donne a cui le abbiamo indirizzate, ringraziamo Aied per essersi resa disponibile, come consultorio privato, a offrire servizi rapidi e convenzionati.
Grazie alle radio e ai giornali, come Internazionale, che ci hanno dato spazio per promuovere l’iniziativa arrivando a donazioni provenienti soprattutto da fuori provincia.
Grazie soprattutto a tuttə coloro che ci hanno sostenuto economicamente con donazioni che consentono ancora in
questa settimana di garantire un diritto che la sanità locale ha smesso impunemente di garantire.
Tuttavia rimaniamo profondamente convintə che il servizio privato possa e debba rimanere una libera scelta non una necessità, l’unica spesso garantita a fronte di sevizi pubblici insopportabilmente carenti e insufficienti.
Continueremo quindi a pretendere un miglioramento generale della qualità del servizio pubblico e nel frattempo non lasciamo sole le nostre sorelle, che hanno il diritto di usufruire del diritto alla salute.
La sanità ha un costo elevato, i professionisti e i medici costano molto e privatamente non sarebbe per nulla accessibile alla maggior parte della popolazione.
La sanità e i servizi sanitari pubblici sono un patrimonio insostituibile e necessario e i numeri/costi della nostra
iniziativa/inchiesta dovrebbero renderlo ancor più evidente.
Lo diciamo oggi e lo rilanciamo: continueremo l’iniziativa della visita ginecologica solidale.
Perché la crisi non nasce nell’ultimo anno ma è evidente che nella crisi sono le donne quelle più esposte socialmente, economicamente e sul piano sanitario.

Pandemia o non pandemia, il nostro corpo, la nostra salute, sono un diritto!

***l’iniziativa ha avuto durata di un anno da maggio 2020 a maggio 2021! Attualmente il servizio del consultorio asl ci risulta essere nuovamente funzionante se avessi delle altre info o segnalazioni ti invitiamo a contattarci, sorellanza è la risposta!

Rassegna stampa
1. Globalproject.info
2. Internazionale
3. Italiachecambia.org 
2. L’Ordinario 

Link al PDF scaricabile “Visita Ginecologica Solidale, il manifesto”, clicca qui!

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Manifesti anti-scelta

Posted on Febbraio 2, 2021 - Aprile 7, 2021 by nudmlaspezia
2 febbraio 2021

NUOVI MANIFESTI ANTIABORTISTI A LA SPEZIA!

Ecco uno dei cartelloni della nuova campagna dell’associazione anti-choice e fondamentalista cattolica che, ribaltando uno dei famosi slogan dei movimenti femministi “Il corpo è mio e decido io”, tenta ancora una volta di paragonare l’aborto ad un omicidio.
Questa è violenza e le associazioni anti-choice non provano nemmeno a nasconderla come dimostrano i sit-in fuori dagli ospedali organizzati nei giorni predisposti alle IVG, l’ultimo dei quali è stato segnalato la scorsa settimana a Monza!

Pretendiamo che non sia più concesso spazio o suolo pubblico a queste campagne ed iniziative violente:
PARAGONARE L’ABORTO ALL’OMICIDIO
È VIOLENZA DI GENERE, ORA BASTA!

Ancora una volta SUI NOSTRI CORPI DECIDIAMO NOI!

***Grazie a S. per la segnalazione.
Se incontri dei manifesti in giro per la città, scatta una foto e inviacela, specificando il luogo.

https://nudmlaspezia.noblogs.org/files/2021/03/132359107_1906979546136690_4826618500396149369_n.mp4
20 dicembre 2020
ANCHE QUESTA È VIOLENZA!
Alla richiesta di rimozione dei Manifesti Pro Vita l’assessora Giorgi risponde che il Comune non può fare censura!
Nonostante le parole pronunciate dalla Assessora Giorgi durante l’ultimo Consiglio Comunale, i manifesti Pro Vita contro la Ru486 sono sessisti e violenti, perché con la scusa di manifestare un’opinione colpevolizzano quella che dovrebbe essere garantita come una libera scelta delle donne. L’associazione fondamentalista cattolica Pro Vita e Famiglia diffonde dati e notizie palesemente false e senza alcuna credibilità dal punto di vista scientifico. Questa non è un’opinione, è una menzogna, è violenza. Non si tratta di libertà di pensiero, come furbescamente sostiene Cenerini, citando l’articolo 21 della Costituzione. Si tratta di un attacco, l’ennesimo, alla libertà delle donne di scegliere, che è garantita da una legge, la 194 del 1978, passata anche attraverso un referendum popolare. Violenza è permettere che altri, in ragione della loro fede possano decidere sui nostri corpi, violenza è permettere che si diffondi disinformazione medico-scientifica, quella che associa la pillola abortiva al veleno. Ricordiamo ai nostri governanti e consiglieri che lo scorso 8 agosto, il ministero della Salute, sulla base «delle più aggiornate evidenze scientifiche», ha aggiornato le linee di indirizzo sulla pillola abortiva RU486 annullando l’obbligo di ricovero, estendendo a nove settimane la possibilità del farmaco, e prevedendone la somministrazione in consultorio e in ambulatorio.
– I dati del ministero della Salute dicono che in Italia in oltre il 96,9 per cento dei casi non c’è stata alcuna complicazione a seguito dell’assunzione della RU486, e che questi numeri sono simili «a quanto rilevato in altri paesi e a quelli riportati in letteratura».
– Successivamente al parere del Consiglio Superiore di Sanità l’AIFA ha emanato una nuova determina nella quale vengono superate le precedenti limitazioni.
– L’Organizzazione Mondiale della Sanità da anni dichiara che l’aborto farmacologico è sicuro e ne raccomanda la procedura.
Se l’assessora Giorgi e la giunta ritengono che questi manifesti non siano lesivi dei diritti delle donne, almeno dovrebbero ammettere quello che è innegabile e cioè che diffondono informazioni false su un tema molto delicato e che lo fanno deliberatamente nel tentativo di manipolare le donne e allo scopo di privarle di un loro diritto, altrimenti il loro silenzio a riguardo è una nuova riprova di come queste espressioni della destra fondamentalista cattolica trovino accoglienza fra le braccia dell’attuale amministrazione comunale.
BASTA PROPAGANDA SUI NOSTRI CORPI
SUI NOSTRI CORPI DECIDIAMO NOI

No, ancora una volta, non vi daremo tregua!

19 dicembre 2020
DOPO 10 GIORNI, I MANIFESTI NON SONO STATI RIMOSSI
E NON ABBIAMO RICEVUTO ALCUNA RISPOSTA!
Dopo 10 gg né l’assessora alle Pari Opportunità Giulia Giorgi né il Sindaco Pierluigi Peracchini
hanno mai risposto alle mail che noi e decine di altrə cittadinə hanno mandato pretendendo la rimozione dei manifesti Pro Vita. I manifesti di disinformazione sulla RU486 sono stati immediatamente coperti e sabotati ma rimangono, come rimane il pericolo di una nuova futura affissione, questo perché dalla Amministrazione non una parola di condanna, un silenzio che sappiamo essere complice e connivente.
ANCHE QUESTA È VIOLENZA!
Non l’abbiamo mai accettato e oggi lo ribadiamo: non ammettiamo che con una pennellata di rosa, in via del tutto strumentale, il Sindaco e altrə come lui si considerino #dallapartedelledonne. Quelle stesse istituzioni colpevoli di sessismo e discriminazioni, quei luoghi del potere che costantemente sminuiscono la lotta femminista e chi la pratica.
BASTA PROPAGANDA SUI NOSTRI CORPI
SUI NOSTRI CORPI DECIDIAMO NOI

No, ancora una volta, non vi daremo tregua!

9 dicembre 2020
IL VELENO ANTI ABORTISTA DELLA DISINFORMAZIONE, ANCHE ALLA SPEZIA

Non bastavano i negazionisti del Covid-19, ci mancavano pure quelli della pillola RU486 e del diritto all’interruzione volontaria di gravidanza. È grave che sul Comune della Spezia sia stata permessa l’affissione di una campagna di disinformazione medico-scientifica e di attacco ai diritti delle donne così plateale.

Anche se ciò non ci stupisce, d’altronde è successo nella città che fino a qualche mese fa vedeva sedere fra i banchi del consiglio comunale uno dei fondatori del centro Aiuto per La Vita che con i suoi volantini stigmatizzanti e colpevolizzanti ha invaso reparti e aree adiacenti l’ospedale pubblico, non ci stupisce perché è proprio alla Spezia che il Sindaco in pompa magna inaugura Largo Josemaria Escrivá, una intitolazione che profuma di medioevo e bigottismo. Potremmo andare avanti citando il sessismo delle istituzioni quando Sindaco Pierluigi Peracchini e segretario generale Sortino sminuiscono la protesta delle donne alludendo ai loro seni, la stessa città che vede il corpo delle donne come terreno di campagna elettorale anche quando si tratta di salute quando invece che vigilare sull’accesso al diritto alla salute femminile si accendono fari rosa, invece che visite di screening gratuite luci rosa, decorative che sanno di presa in giro.

Ecco, questa città la attraversiamo anche noi e no, non vi daremo tregua!

SUI NOSTRI CORPI DECIDIAMO NOI!

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