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Autore: nudmlaspezia

Osservatorio sui femminicidi, 2021

Posted on Agosto 24, 2021 - Novembre 23, 2021 by nudmlaspezia

FEMMINICIDI, TRANS*CIDI E LESBICIDI DA INIZIO 2021

 
Sappiamo bene che la maggior parte delle violenze che viviamo e che le nostre sorelle vivono quotidianamente non trovano spazio sui media, ma questo vuole essere un modo per ri-connetterci e non dimenticare che “siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce”.
 
Un modo per proteggere e proteggerci dalla narrazione tossica dei media mainstream, dalla pornografia della disperazione, dallo slut shaming, dal “se l’è cercata”, dalla deumanizzazione dell’uomo violento che è mostro, è malato ma noi sappiamo essere figlio sano del patriarcato. Vogliamo nominare i colpevoli per quello che sono, condanniamo la retorica sul troppo amore e sulla gelosia.
Alcune di queste donne avevano già denunciato alle forze dell’ordine di essere vittime di violenza, non sono state ascoltate, non è stato fatto abbastanza. C’è più di un colpevole in queste storie.
 
Non una in più, non una morta in più per femminicidio, non una di meno!
Non una in meno tra noi, viva, libera e felice!

NON È UN CASO ISOLATO!

11-01 SHARON BARNI, 18 mesi, viene uccisa da Gabriel Robert Marincat, 25 anni, suo patrigno. Succede a Cabiate,Bergamo.

15-01 _________________ ,90 anni, strangolata dal marito succede a Sesto San Giovanni, Milano. (nessun giornale ne riporta il nome).

16-01 VICTORIA OSAGIE, 35 anni, a Concordia Sagittaria, in provincia di Verona viene uccisa dal marito Moses Ewere Osagie.

24-01 ROBERTA SIRAGUSA, 17 anni, viene uccisa e gettata in un dirupo, succede a Caccamo, l’assassino il suo ex fidanzato Pietro Morreale, 19 anni.

26-01  TIZIANA GENTILE, 46 anni, viene uccisa a Orta Nova, nel foggiano da Gerardo Tarantino suo conoscente.

29-01 TEODORA CASASANTA, 38 anni, viene uccisa da Alexandro Riccio, 39 anni marito e padre di suo figlio, succede a Carmagnola, Torino.

01-02 SONIA DI MAGGIO, 29 anni, viene uccisa da Salvatore Carfora, 39 anni, uomo con cui aveva avuto una relazione, succede a Minervino di Lecce. 

06-02 ILENIA FABBRI, 46 anni, viene Uccisa a coltellate da un sicario mandato dal marito, succede a Faenza.

07-02 LULJETA HESHTA, 47 anni, viene uccisa da Alfred Kipe, 42 anni, suo convivente, succede a  San Giuliano Milanese, Milano

07-02 PIERA NAPOLI, 32 anni, viene uccisa da Salvatore Baglione, 37 anni, suo marito – succede a Palermo.

12-02 LIDIA PESCHECHERA, 49 anni, viene uccisa da Alessio Nigro, l’uomo con cui aveva una relazione, succede a Pavia.

18-02 ANTONIA RATTIN, 79 anni, viene uccisa con un taglio alla gola dal marito. succede a  Rosà, Vicenza.

19-02 CLARA CECCARELLI, 69 anni, viene uccisa da Renato Scapusi, ex compagno della donna, succede nel centro storico di Genova.

22-02 DEBORAH SALTORI, 42 anni, viene uccisa da Lorenzo Cattoni, ex-marito, succede a Cortesano, Trento.

22-02 ROSSELLA PLACATI, 51 anni, viene uccisa da Doriano Saveri, suo convivente, succede a Bondeno, Ferrara

13-03 ORNELLA PINTO,39 anni, muore in ospedale a seguito di un delicato intervento polmonare. l’Assassino: Pinotto Iacomino, convivente ed ex compagno, succede a San Carlo all’Arena, Napoli.

16-03 CAROLINA BRUNO, 66 anni, viene uccisa da Antonio Granata, suo marito.

16-03 LORENZA ADDOLORATA CARANO, 92 anni, madre di Carolina viene uccisa da Antonio Granata, succede a Massafra, Taranto.

12-04 MARIA GRAZIA VALOVATTO, 70 anni, uccisa con un colpo di pistola dal marito Renzo Tarabella, 83anni, che ha ucciso anche il figlio disabile di 51 anni e i vicini di casa, poi ha rivolto l’arma verso di sé tentando di togliersi la vita, succede a Rivarolo, in provincia di Torino.

14-04 BARBARA CASTELLANI, 42 anni, uccisa con un colpo di pistola dal marito Maurizio Zannolfi, 57 anni, maresciallo della Guardia di Finanza, che poi si è tolto la vita con la stessa arma d’ordinanza, succede a Roma

14-04 ANNA PETRONELLI, 80 anni, viene uccisa con un colpo di pistola dal marito, Francesco Polidoro, 83 anni, succede a Cerignola, provincia di Foggia

14-04 LAURA AMIDEI, 78 anni, viene uccisa dal marito, reo confesso, Franco Cioni di 73 anni che la soffoca con un cuscino, succede a Vignola, nel Modenese.

17-04 DURIMA ALLA
, 39 anni, uccisa a martellate dal marito Gezim Alla, 51 anni, , al termine di una violenta lite. In casa durante il femmincidio c’erano anche la figlia 13 anni e il figlio di 9, succede a Pove del Grappa, provincia di Vicenza.

18-04 TINA BOERI, 80 anni, sgozzata dal marito, Fulvio Sartori, 81 anni, che ha poi ucciso il cane e tentato il suicidio, succede a Rocchetta Nervina in provincia di Imperia.

21-04 ANNAMARIA ASCOLESE, 50 anni, assassinata dal marito carabiniere Antonio Boccia, si è tolto la vita dopo aver sparato contro di lei quattro volte, succede a Marino alle porte di Roma.

01-05 SILVIA DEL SIGNORE, 
59 anni, uccisa dal marito Mohamed Saif. All’inizio era sembrato un tragico incidente domestico. Almeno dal 2016 subiva maltrattamenti e violenze. Il marito l’ha uccisa a botte provocandole la rottura della milza e conseguentemente la morte. Succede nella loro abitazione all’Isola d’Elba.

01-05 SAMAN ABBAS
 è una ragazza originaria del Pakistan, trasferitasi in Italia nel 2016. La giovane era scomparsa nella notte tra il 30 aprile e il 1º maggio 2021, all’età di 18 anni. Secondo le indagini si sarebbe rifiutata di accettare un matrimonio combinato con un cugino connazionale in Pakistan, per questo motivo sarebbe stata uccisa dallo zio Hasnain con la complicità dei genitori e altri familiari, il suo corpo non è ancora stato ritrovato.

02-05 EMMA ELSIE MICHELLE PEZEMO
, 31 anni, viene uccisa dal compagno Jacques Honoré Ngouenet, 43 anni. Il suo corpo senza vita, fatto a pezzi e raccolto in dei sacchi, è stato scoperto nel corso del pomeriggio all’interno di un cassonetto, e proprio in quei momenti il compagno della donna veniva trovato impiccato nella sua abitazione, succede a Bologna.

03-05 TUNDE BLESSING 25 anni, era una ragazza originaria della Nigeria trovata morta nel pomeriggio del 12 maggio 2021 lungo i campi di Mazzo, frazione del comune di Rho in provincia di Milano.‍ La donna, che era incinta al momento della morte, sarebbe stata uccisa, strangolata dall’ex compagno George Kyeremeh, 35 anni, che secondo i racconti dell’amica aveva lasciato con la che potesse farle del male.

05-05 YLENIA LOMBARDO, 33 anni, è stata trovata morta nel tardo pomeriggio del 5 maggio 2021 all’interno dell’abitazione in cui risiedeva a San Paolo Bel Sito, comune della provincia di Napoli.‍‍ il responsabile dell’omicidio Andrea Napolitano, 36 anni un suo conoscente, quello che lei aveva definito più volte come un corteggiatore fastidioso, a donna secondo le ricostruzioni sarebbe stata violentemente aggredita e uccisa, prima che all’interno del suo appartamento venisse appiccato il fuoco.

05-05 ANTONIETTA FICUCIELLO, 83 anni, uccisa dal marito Gerardo Limongiello, 85 anni, che l’ha soffocata nella loro casa in centro ad Avellino e subito dopo ha confessato il delitto ai carabinieri.

07-05 ANGELA DARGENIO, 48 anni, è stata uccisa dall’ex marito Massimo Bianco, guardia giurata di 50 anni, che ha utilizzato la pistola d’ordinanza, succede a Torino.

25-05 LORELLA TOMEI, 63 anni, uccisa nella notte dal marito con diversi colpi alla testa.

28-05 MARIA CARMINA FONTANA, 50 anni, è stata uccisa dal marito Luigi Fontana, 54 anni,  che l’ha aggredita a coltellate presso la loro abitazione di Altopascio, comune della provincia di Lucca.

29-05 BADDA (detta Teresa) LIYANAGE, 40 anni, originaria dello Sri Lanka e conosciuta in Italia come Teresa, è stata uccisa a coltellate dall’ex compagno, Fernando Basath Chandana Koralagamage, connazionale di 49 anni. L’aggressione è avvenuta in strada nel quartiere Portuense di Roma.

02-06 BRUNA MARIOTTO, 50 anni, è stata uccisa dal suocero Lino Baseotto, 80 anni, a Spresiano in provincia di Treviso.‍ Il pensionato ha imbracciato il proprio fucile da caccia e ha raggiunto la donna in cortile sparandole davanti alla figlia di 13 anni e nipote dell’uomo. Poco dopo ha utilizzato la stessa arma contro di sé, suicidandosi.

10-06 RACHELE OLIVIERI, 71 anni, uccisa dal marito Carlo Marengo, 69 anni, a colpi di pistola. L’uomo ha poi rivolto l’arma verso il cane e infine verso sé stesso, uccidendosi. L’arma usata é una pistola regolarmente denunciata. Succede a Castiglione Torinese.

12-06 ALESSANDRA PIGA, 25 anni, è stata uccisa all’interno di una villetta a Colombiera, frazione del comune di Castelnuovo Magra in provincia di La Spezia.‍ Si era recata nell’abitazione dell’ex compagno, Yassin Erroum, 30 anni, accompagnata da un’amica e con il figlio, lì avrebbero dovuto affrontare una discussione legata alla loro separazione e alla gestione del figlio. La vittima è stata colpita dall’uomo con diverse coltellate.

13-06 SHARON MICHELETTI, 30 anni, è stata uccisa dall’ex compagno Antonio Vicari, 65 anni, a Roverino, frazione del comune di Ventimiglia in provincia di Imperia.‍ Vicari era stato condannato in via definitiva per violenza sessuale e minacce nei confronti della sua ex moglie. La 30enne lo aveva denunciato due volente per molestie e minacce. La vittima si trovava in auto insieme a un amico, lì è stata raggiunta da almeno 3 proiettili.

19-06 SILVIA SUSANA VILLEGA GUZMAN, 48 anni, originaria del Messico, è stata uccisa nell’abitazione in cui risiedeva ad Arese, comune della provincia di Milano, dal marito Rodriguez Diaz di 41 anni. In casa durante l’aggressione violenta anche i figli di 18, 15 e 13 anni.

22-06 ADRIELI, donna trans* di origini brasiliane, il suo corpo senza vita viene ritrovato in un canale di scolo vicino a un distributore di benzina IP su via Prenestina, Roma.

27-06 CHIARA GUALZETTI, 15 anni, è scomparsa da 27 giugno 2021 da Monteveglio, frazione del comune di Valsamoggia in provincia di Bologna. Il suo corpo senza vita è stato trovato il giorno seguente in una scarpata, a circa un chilometro di distanza dalla sua abitazione. Un suo conoscente, suo coetaneo, ha confessato l’omicidio.

03-07 GINETTA GIOLLI
, 62 anni, uccisa a martellate dal marito, Youssef El Haitami, 55 anni. Il suo corpo è stato ritrovato nudo nel suo letto della casa dove abitava a Livorno.

13-07 ANGELICA COCCHIARA, 
75 anni, casalinga, viene uccisa con un colpo di pistola alla testa dal marito Girolamo Vaccaro, che poi decide di togliersi la vita con la stessa pistola che deteneva legalmente. Succede a Ribera, in provincia di Agrigento.

16-07 VICENZA TORTORA, 63 anni uccisa dal marito, Francesco Nunziata, 70 anni. L’uomo aveva pianificato l’agguato, era convinto che la donna avesse una relazione con uno dei fornitori dei suoi discount, il 46enne Francesco Gifuni, ferito gravemente. Succede a Somma Vesuviana, nel parcheggio del supermercato di proprietà di Nunziata che registra tutto l’accaduto con il cellulare.

21-07 MARIA WASCHGLER, 78 anni, pugnalata durante l’orario di visita nella RSA dal marito Karl Engelmayr, 87 anni. La vittima aveva ricevuto la visita e i due si erano seduti su una panchina del parco, quando l’uomo avrebbe estratto dalla tasca un coltello di cucina, colpendo la donna al cuore. Succede a Lana, in Alto Adige.

22-07 MARIA GRECO, 72 anni, uccisa dal marito mentre dormiva. È stata uccisa a coltellate dal marito, Cosimo Marseglia, 75 anni, nella loro casa alla periferia di Taranto.

22-07 DANIELA GUSMINI, 76 anni, malata oncologica viene uccisa dal marito, Alberto Riservato, con una coltellata alla gola, poi l’uomo si getta dalla finestra del loro appartamento a Ostia.

23-07 MARIA SPADINI, 70 anni, massacrata dal figlio. Succede a Bovolone, in provincia di Verona.

29-07 MONICA LORENZA MEJIA VALLEJO, 44 anni, lavorava come badante, viene uccisa dal convivente il 68enne, Gonzalez Arbelaez, che l’ha colpita con diverse coltellate. In casa era presente anche il 53enne che i due accudivano, un uomo affetto da disabilità impossibilitato ad alzarsi dal letto. Succede a Roma.

9-08 MARYLIN PERA, 39 anni uccisa dal compagno con il quale conviveva da appena 2 settimane, Marco De Frenza, 59 anni.

11-08 SHEGUSHE PAESHTI, 54 anni uccisa dal marito Shekeliqim Bedeli, 55 anni. L’uomo aveva inizialmente strangolato la moglie per poi legarla alla ringhiera e, subito dopo, si è impiccato lasciandosi cadere dalla ringhiera del ballatoio. A confermare la dinamica, diverse lettere scritte dal cinquantacinquenne al computer, alcune indirizzate ai figli, altre alle Autorità, da cui si desume che il gesto sia stato premeditato a causa di profondi dissidi nella coppia derivanti da incomprensioni e gelosia nei confronti della moglie.‍ I corpi sono stati trovati la mattina del 12 agosto 2021 all’interno dell’abitazione della coppia a Calino, frazione di Cazzago San Martino in provincia di Brescia.‍

12-08 SILVIA MANETTI, 46 anni, uccisa dal compagno Nicola Stefanini, 48 anni. Ha accostato l’auto al margine della strada, in una zona isolata della Maremma, e ha ucciso col coltello la donna, poi è stato lui stesso a chiamare il 112.

21-08 MARIA ROSA ELMI, 73 anni, uccisa dal marito con un fucile da caccia, che poi ha tentato il suicidio. L’episodio sul letto di un torrente in secca, vicino a Mercatello di Castello di Serravalle, dove i militari sono arrivati dopo le segnalazioni di chi aveva sentito il rumore degli spari.

22-08 CATHERINE PANIS, 41 anni, viene uccisa dal marito Salvatore Staltari, 70 anni. l’uomo ha poi rivolto la pistola revolver verso la figlia di 15 anni Stefania Chiarisse Staltari, dopodiché si leva la vita con la medesima arma. Lascia una lettera di cinque pagine scritta a mano dove racconta fra le altre cose che ha ucciso la figlia per non lasciarla sola.

22-08 STEFANIA CHIARISSE STALTARI, 15 anni, uccisa dal padre Salvatore Staltari, 70 anni. Succede nella frazione Francolino di Carpiano.

22-08 VANESSA ZAPPALÀ, 26 anni, è stata assassinata con diversi colpi di arma da fuoco, uno dei quali l’ha raggiunta alla testa, dall’ex fidanzato, Antonino Sciuto, che è stato ritrovato impiccato nel pomeriggio, nel terreno di uno zio. L’uomo era stato denunciato più volte per stalking, reato per il quale la Procura di Catania aveva chiesto e ottenuto dal Gip gli arresti domiciliari a carico di Sciuto. La giovane, originaria di Trecastagni, nel Catanese, è stata colpita mentre stava passeggiando insieme ad alcunx amicx.

5-09 CHIARA UGOLINI, 27 anni, è stata trovata morta  dal fidanzato, nella loro abitazione a Calmasino, frazione di Bardolino, comune sul lago di Garda in provincia di Verona.‍ A ucciderla, il vicino di casa Emanuele Impellizzeri, 38 anni. Le cause della morte non sono ancora chiare, Impellizzeri dopo l’arresto ha rilasciato parziali confessioni e poi si è avvalso della facoltà di non rispondere. Quello che si sa è che si è introdotto nell’appartamento attraverso il terrazzo, nel pomeriggio, lì avrebbe avuto luogo una colluttazione particolarmente, l’uomo avrebbe anche costretto la donna a ingoiare della candeggina, messa su uno straccio, nel tentativo di non farla urlare.

8-09 ADA ROTINI, 46 anni, è stata uccisa dall’ex compagno e marito Filippo Asero, 47 anni, a Bronte in provincia di Catania.‍ La donna in mattinata si era recata a casa dell’uomo per recuperare degli effetti personali dall’abitazione dove la coppia precedentemente aveva convissuto. La vittima sarebbe stata accompagnata sul posto dalla sorella e da un anziano (per il quale lavorava come badante), che però sono rimasti ad aspettarla in auto. Asero avrebbe provato un ultimo tentativo di riconciliazione, respinto però dalla ex compagna. Dopo aver cercato di trattenerla, la raggiunge in strada e là si scaglia su di lei colpendola con numerose coltellate.

9-09 ANGELICA SALIS, 60 anni, uccisa dal marito Paolo Randaccio a coltellate, nella loro abitazione a Quartuccio, nel cagliaritano. Sarebbe stato proprio l’uomo ad allertare i carabinieri in caserma dicendo “venite, ho ammazzato mia moglie”. Il giorno prima, dopo essere stata picchiata dal marito, Angelica si sarebbe recata presso un bar per chiedere aiuto, lui una volta arrivato sul posto avrebbe negato ogni cosa anche all’arrivo dell’ambulanza, il giorno dopo l’omicidio.

10-09 RITA AMENZE, 31 anni, uccisa a colpi di pistola dall’ex marito nel parcheggio di un’azienda di Noventa Vicentina, davanti a molte delle sue colleghe che come lei stavano entrando a lavoro. L’uomo poi, una volta risalito in macchina, è fuggito, risulta attualmente ricercato.

13-09 GIUSEPPINA DI LUCA, 46 anni, uccisa dall’ex compagno Paolo Vecchia, nell’abitazione ad Agnosine in provincia di Brescia. L’uomo sapendo che sarebbe uscita per andare a lavorare, si è appostato per poi seguirla e colpirla, prima con un coltello a serramanico e poi con un pugnale.

13-09 SONIA LATTARI, 42 anni, uccisa dal marito Giuseppe Servidio, all’interno della propria abitazione a Fagnano Castello, comune in provincia di Cosenza. L’aggressione mortale avvenuta al culmine di una lite, la vittima è stata accoltellata più volte.

15-09 ALESSANDRA ZORZIN, 21 anni, uccisa da un suo conoscente Marco Turrin, guardia giurata, che ha utilizzato l’arma legalmente detenuta per colpirla a morte. Succede all’interno dell’abitazione della donna a Montecchio Maggiore in provincia di Vicenza.

17-09 DORJANA CERQUENI, 60 anni, uccisa dal padre Stellio Cerqueni, 88 anni a Sarmeola di Rubano in provincia di Padova, in mezzo alla strada davanti al cancello dell’abitazione dove la donna risiedeva. Il giorno del suo compleanno, Dorjana viene uccisa dal padre che non vedeva dall’85, con un colpo di pistola.

25-09 ANNA CUPELLONI, 57 anni, uccisa dall’ex compagno e marito Ciriaco Pigliaru, 65 anni, che aveva premeditato un agguato, aspettando l’arrivo della moglie dalla quale si stava per separare, per spararle addosso con un fucile. Poco dopo utilizza la stessa arma contro sé stesso per togliersi la vita.

28-09 GRAZIELLA BARTOLOTTA, 68 anni, uccisa dal figlio Fabrizio Rocchi, 33 anni. Colpita alla testa con un oggetto contundente, ritrovata nel bagno della sua abitazione presso Ardea, nel Lazio.

2-10 LUCIA MASSIMO, 70 anni, uccisa dal marito ex carabiniere 72enne che si è scagliato contro di lei impugnando diversi oggetti, probabilmente anche un martello e un vaso. Poi, dopo averla uccisa, ha aperto la finestra e si è lanciato nel vuoto dal terzo piano. Succede a Velletri, Roma.

5-10 CARMEN DE GIORGI, 44 anni, uccisa a coltellate da Medhi Hounaifi, 34 anni. L’omicidio è avvenuto all’interno di un bar, l’uomo avrebbe tentato un approccio e dopo l’ennesimo rifiuto, già avvenuto nei giorni precedenti, si è scagliato contro la donna che si trovava in quel momento con le sue amiche, colpendola con diversi fendenti.

12-10 GIUSEPPINA LOREDANA DINOI, 71 anni, uccisa dal convivente Pietro Dimitri, 75 anni. Ha chiamato lui stesso i carabinieri confessando di averla uccisa e dicendo di volersi suicidare, poi si è inferto delle ferite non gravi agli arti superiori e al collo e ha atteso l’arrivo dei soccorsi. Succede a Manduria (Taranto).

15-10 CRISTINE FLORIDA CICIO,  50 anni, uccisa dal marito coetaneo Daniel Stefan Corbos nell’abitazione dove la coppia risiedeva a Montesilvano, in provincia di Pescara.‍ La donna muore accoltellata dopodiché il marito si uccide con la medesima arma.

20-10 ELENA CASANOVA, 49 anni, è stata uccisa dall’ex compagno Ezio Galesi, 59 anni, a Castegnato, comune della provincia di Brescia.‍ Uccisa a martellate nel vialetto di casa, l’uomo aspettava che uscisse di casa e entrasse in macchina.

4-11 ELENA DI MAULO, 77 anni, colpita da un colpo di fucile sparato dal marito Mario Piunti, 79 anni, succede a Ostia Antica.

11-11 ADELINA SEJDINI, 47 anni, si è uccisa a Roma, gettandosi da Ponte Garibaldi nel Tevere. La sua morte è frutto della violenza istituzionale, la sua morte è un femmincidio di stato, è dovuta al ricatto di un permesso di soggiorno e di una cittadinanza negata, è l’impossibilità di accedere a una casa popolare a causa dello smantellamento del welfare, è la coercizione alla prostituzione a cui si era ribellata.

16-11 MILENA CALANCHI, 71 anni, uccisa dal figlio Carlo Evangelisti, 48 anni, succede all’interno della casa della donna a Modena.

17-11 ELISA MULAS, 43 anni, uccisa dall’ex compagno Nabil Dhahri, 38 anni, insieme ai due figli di 2 e 5 anni e la loro nonna, succede a Sassuolo.

18-11 ANNA BERNARDI, 67 anni, assassinata dal marito Grazio Lancellotti, 71 anni, succede in provincia di Modena.

19-11 JUANA CECILIA HAZANA LOAYZA, 34 anni, uccisa a coltellate dall’ex Mirko Genco, reo confesso, in un parco di Reggio Emilia.

***La zona fuxia è un memoriale ma anche un muro di lotta e rivendicazione, uno spazio sicuro da cui ripartire e tessere relazioni senza lasciare indietro niente e nessuna. Si trova alla Spezia, presso la Scalinata Giancarlo Fusco (via del Torretto). Per leggere di più sulla zona Fuxia, clicca qui e qui.

*****Per segnalazioni o altro contattaci sui nostri canali social @nudmlaspezia 

Posted in Chi siamo e cosa facciamoTagged antiviolenza, femminicidio, femminismo, la spezia, transfemminismo, zona fuxia

Hanno distrutto la Zona Fuxia e noi la ricostruiamo

Posted on Giugno 28, 2021 - Giugno 28, 2021 by nudmlaspezia

Alcuni giorni fa la zona fuxia è stata gravemente danneggiata. Sono state strappate le oltre 30 targhe che riportavano i nomi delle vittime di femminicidio e le loro storie.

La zona è nata il 30 marzo come rivendicazione collettiva e transfemminista della città, come uno spazio sicuro da cui ripartire.

Purtroppo, mese dopo mese, i nomi che hanno riempito la scalinata sono aumentati. Sei mesi di femminicidi, che, con rabbia, abbiamo raccontato uno per uno.

Dopo il vile attacco subìto abbiamo deciso di non lasciare correre, quello spazio è troppo importante, si tratta di un memoriale ma anche un muro di lotta e di rivendicazione, un luogo sicuro di tuttə e per tuttə.Nei giorni scorsi abbiamo restaurato le targhe recuperate, ricostruito quelle che si sono smarrite e con rabbia abbiamo realizzato anche le nuove targhe, quelle dei femminicidi di maggio e giugno.
Invitiamo tutte e tutti a trovarci l’1 Luglio davanti alla scalinata della Zona Fuxia per ricostruirla insieme perché non abbiamo bisogno di spiegare l’urgenza della nostra lotta, ma abbiamo bisogno di lasciare un segno perché nessunə dimentichi che saremo qui ogni volta che ce ne sarà bisogno, perché: Siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce ma siamo anche il grido collettivo di tutte le donne e soggettività che si oppongono alla violenza maschile, la violenza di genere e dei generi.
In Italia, in Europa e in tutto il mondo, l’attacco patriarcale e la violenza contro le donne e le soggettività LGBT*QIA+ continuano a intensificarsi. Sappiamo bene che la violenza si manifesta in ogni ambito della nostra vita e in moltissime forme, e di cui i femminicidi sono solo quella più visibile. 𝗦𝗼𝗹𝗼 𝗶𝗻 𝗜𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮, 𝘀𝗼𝗻𝗼 𝗼𝗹𝘁𝗿𝗲 𝟰𝟱 𝗹𝗲 𝗱𝗼𝗻𝗻𝗲 𝘂𝗰𝗰𝗶𝘀𝗲 𝗱𝗮𝗹𝗹’𝗶𝗻𝗶𝘇𝗶𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗮𝗻𝗻𝗼. Eppure, mentre il Piano nazionale antiviolenza è scaduto ormai da mesi, il contrasto alla violenza maschile e di genere e il sostegno ai Centri antiviolenza non hanno nessuno spazio nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Il 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗼 𝗹𝘂𝗴𝗹𝗶𝗼 – 𝗹𝗮 𝗱𝗮𝘁𝗮 𝘂𝗳𝗳𝗶𝗰𝗶𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗶 𝘂𝘀𝗰𝗶𝘁𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗧𝘂𝗿𝗰𝗵𝗶𝗮 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗖𝗼𝗻𝘃𝗲𝗻𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗜𝘀𝘁𝗮𝗻𝗯𝘂𝗹 – ci uniremo 𝗮𝗹𝗹𝗲 𝗽𝗿𝗼𝘁𝗲𝘀𝘁𝗲 𝗶𝗻 𝗧𝘂𝗿𝗰𝗵𝗶𝗮, 𝗻𝗲𝗹𝗹’𝗘𝘂𝗿𝗼𝗽𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗘𝘀𝘁 𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗼𝗹𝗼, ricostruiamo la zona fuxia perché ci riprendiamo tutto e siamo stufe della solita retorica vuota istituzionale sulla violenza che subiamo!

🌹
Per Alessandra, Sharon, Silvia, Bruna, Saman e tutte le altre donne ammazzate per mano del partner, ex compagno/marito, conoscente o familiare.
CI VOGLIAMO VIVE, LIBERE E FELICI

SE TOCCANO UNA TOCCANO TUTTE

Posted in ArticoliTagged femminicidio, non una di meno, transfemminismo, violenza di genere, zona fuxia

Alla Zona Fuxia per Luana D’Orazio, con rabbia e amore

Posted on Maggio 21, 2021 - Maggio 21, 2021 by nudmlaspezia

LE NOSTRE VITE VALGONO PIÙ DEI LORO PROFITTI!
A Luana d’Orazio, 22 anni, morta sul lavoro, risucchiata dal macchinario della fabbrica tessile di Prato, in cui faceva l’operaia.
Sul corpo di Luana nelle ultime ore si è precipitata a infierire la solita stampa mainstream in cerca di morbosi dettagli da aggiungere alla retorica scarna e sconclusionata delle “morti bianche”, così vengono definite le morti sul lavoro, da lavoro, le morti da sfruttamento, bianche come se non avessero responsabili.
La stessa retorica che troviamo sui grandi titoli “uccisa per amore/uccisa per gelosia” né amore né gelosia è stato il marito/il partner/l’ex compagno e non è malato ma figlio sano del patriarcato.
Sul corpo di Luana si sono scagliati come avvoltoi i giornalisti della stampa nazionale, ricercando le sue foto, ponendo l’accento sulla sua vita privata, su quanto fosse bella, sul fatto che fosse madre, madre e lavoratrice, madre e operaia. I responsabili della morte di Luana e di lavoratrici e lavoratori sono coloro che scelgono il profitto prima delle persone, profitto prima di sicurezza, che ci insegnano il significato di “rischio calcolato”, ma questo non è un tragico incidente, non può essere solo questo.
Luana D’Orazio, una donna, un’operaia, una lavoratrice che come tante e tanti subiscono il costo criminale di una politica indifferente e sorda ai bisogni di diritti e di tutela del lavoro. No, non ci salverà né curerà il lavoro se il lavoro è il luogo in cui veniamo sfruttate, ricattate, molestate, se è il luogo dove quando moriamo dobbiamo aver la fortuna di essere state belle e giovani per essere considerate da stampa e politica.
Ci salverà mettere al primo posto la cura, la salute e il benessere delle persone, ci salverà eradicare la cultura patriarcale che ci vede come corpi essenziali al profitto ma dispensabili, le nostre vite contano!
È finita la solita retorica pubblica, fatta di grandi eventi privi di significato politico, a pochi giorni dalla festa dei lavoratori e a poco più di 2 mesi dall’8 marzo, siamo ancora qui a piangere vittime, vite precarie, sfruttate, non tutelate, sacrificate, uccise.
Le nostre vite valgono più dei loro profitti!
Oggi che i nostri corpi e il nostro lavoro è ritenuto essenziale, oggi che altre lacrime di coccodrillo sono state versate per una morte che era evitabile, oggi siamo qui alla zona fuxia con tutta la nostra rabbia e il nostro amore.

Posted in Chi siamo e cosa facciamo

Zona Fuxia, un memoriale e muro di lotta contro femminicidio e violenza di genere

Posted on Aprile 1, 2021 - Agosto 24, 2021 by nudmlaspezia
La zona fuxia è un memoriale ma anche un muro di lotta e rivendicazione, uno spazio sicuro da cui ripartire e tessere relazioni senza lasciare indietro niente e nessuna.
Invitiamo tutte, tuttx e tutti a riservare un momento nella loro giornata e passare di qui perché non abbiamo bisogno di spiegare l’urgenza della nostra lotta, ma abbiamo bisogno di riconoscerci e incontrarci, lasciamo un segno, portiamo un fiore, riserviamo un pensiero.

Noi oggi abbiamo lasciato un segno perché nessuno dimentichi e saremo qui ogni volta che ce ne sarà bisogno, perché: Siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce ma siamo anche il grido collettivo di tutte le donne e soggettività che si oppongono alla violenza maschile sulle donne, la violenza di genere e dei generi.

L’otto marzo dopo tanta attesa abbiamo scelto di tornare in piazza e abbiamo deciso di farlo portando con noi i nomi delle donne uccise nei primi due mesi dell’anno con la promessa e la volontà di ricordarle e fare tutto quanto in nostro potere per continuare a lottare e rimuovere le cause che portano a questa strage. Perché le leggi da sole non bastano e noi lo sappiamo bene, anche se sono stati fatti dei passi avanti con la convenzione di Istanbul, con gli aggiornamenti al codice penale sappiamo quanto questi provvedimenti siano suscettibili ad arresti improvvisi, manomissioni e maleinterpretazioni, sappiamo bene anche quanto il lavoro di centri e sportelli antiviolenza che hanno protetto e aiutato moltissime donne, dipenda nei fatti dalla scelta politica di costante definanziamento.

Per noi è fondamentale ribadire quanto sia necessario scardinare la mentalità patriarcale che vede nelle donne gli oggetti del dominio e del possesso maschile, sui quali agire con violenza. Abbiamo ribadito più di una volta le nostre rivendicazioni, le nostre proposte ed i nostri bisogni. Oggi siamo qui per ricordare le vittime di femminicidio in Italia in questi primi tre mesi dell’anno e sono 18. Mentre preparavano il materiale per quest’occasione abbiamo letto i loro nomi, l’età, le loro storie, i luoghi in cui vivevano e il ruolo che il loro assassino aveva nelle loro vite, ci siamo anche scontrate con la narrazione tossica con la quale media nazionali e locali raccontano la violenza, ma questo non ci ha fermate, ci siamo concesse il tempo per salutare e per piangerle mentre scrivevamo le loro storie, oggi siamo qui  per portare le loro storie in questo spazio.

Link all’album Facebook, qui!

Sappiamo bene che la maggior parte delle violenze che viviamo e che le nostre sorelle e compagnx vivono quotidianamente non trovano spazio sui media, ma questo vuole essere un modo per ri-connetterci e non dimenticare che “siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce”, non una in più, non una morta in più per femminicidio, non una di meno!
Non una in meno tra noi, viva, libera e felice!

*Quella che segue è una lista dei femminicidi di cui abbiamo ritracciato le notizie sulla stampa, consapevoli che non tutte trovano spazio sui media e che molti ancora finiscono per essere invisibilizzati.

54 Femminicidi da inizio 2021, non è un caso isolato

Per consultare la pagina dedicata all’Osservatorio sui Femminicidi, 2021 clicca qui!
Posted in ArticoliTagged contro la violenza di genere, la spezia, lottomarzo, marea fuxia, memoriale, muro di lotta, non una di meno, transfemminismo, zona fuxia

L’8 tutti i giorni, sconto iva sugli assorbenti

Posted on Marzo 25, 2021 - Maggio 21, 2021 by nudmlaspezia

L’8 Marzo a 5 anni dal primo sciopero globale femminista e transfemminista, dopo tanta fatica e attesa siamo tornate in piazza, ad occupare lo spazio con i nostri corpi, fra sorelle e compagnx per costruire una giornata di lotta e sciopero. Ma l’8 Marzo non è stato solo quello, ci siamo ritrovatx ancora una volta a fare i conti con il #pinkwashing istituzionale, le iniziative cioè volte a esprimere una vicinanza al movimento delle donne e a tutte le donne solo in concomitanza della data, per un giorno tutto improvvisamente si tinge di rosa e fuxia. Ma tali iniziative rischiano spesso di portare poca concretezza alla vita di tutte quelle donne che, quotidianamente, a casa, al lavoro, a scuola, per strada, sui mezzi pubblici e online si trovano a scontrarsi con la violenza di genere e dei generi, in tutte le sue forme.
Ce lo siamo dette in piazza e lo abbiamo sempre ribadito: l’esistente vogliamo ribaltarlo perché ci muove il desiderio di costruire una città transfemminista per non lasciare Nessuna da sola!
Ci ritroviamo oggi qui a fare un appello, perché nelle istituzioni arrivi la forza del movimento femminista, perché nelle istituzioni finalmente si inizi un percorso che metta in campo strumenti verso l’eliminazione della violenza di genere e delle disuguaglianze.
In Italia l’iva sugli assorbenti femminili è stata introdotta nel 1973 e, come per altri beni e servizi, è cresciuta nel tempo dal 12 al 22 per cento.
Per farsi un’idea, prodotti come il tartufo o i francobolli da collezione hanno un’imposta agevolata al 10 per cento. Sono invece tassati al 4 per cento beni come il latte, gli occhiali, i libri e i manifesti per le campagne elettorali. Oggi nel nostro paese i prodotti igienici femminili sono sottoposti all’aliquota ordinaria del 22 per cento perché non sono considerati beni di prima necessità.
Una donna, durante il periodo fertile, che dura in media quarant’anni, ha circa 450 cicli mestruali e consuma tra i diecimila e i 14mila assorbenti.
Dal 6 al 13 marzo, i supermercati Coop hanno tagliato la tampon tax e ridotto l’IVA su tutti gli assorbenti in vendita. Mentre in molti paesi, la tampon tax è stata ridotta o addirittura abolita come nel caso del Canada (dal 2015), della Francia, del Belgio e dal primo gennaio 2021 anche nel Regno Unito, in Italia si è arrivati a ridurre l’IVA per gli assorbenti compostabili che però rappresentanto solo circa l’1% del venduto. Il blocco per una settimana in una sola catena di supermercati non è abbastanza.
Non ci accontentiamo di questa mossa di marketing e pink washing, vogliamo di più e lo vogliamo per tutte!
In questo momento di crisi economica che in particolare si abbatte e si è abbattuta sulle vite delle donne, che le ha viste protagoniste di quei dati istat che hanno fatto tanto scalpore sulle testate giornalistiche: nel 2020 di 444mila persone che hanno perso il lavoro, 312mila sono donne; si ha bisogno di risposte e non solo di “vicinanza alla causa”.
Non mimose ma eliminazione della #tampontax, non mimose ma reddito di #autodeterminazione, non mimose ma più fondi strutturali a #consultori e centri antiviolenza…
Perché la crisi non nasce nell’ultimo anno ma è evidente che nella crisi sono le donne quelle più esposte sul piano economico, sociale e sanitario.
Riprendendo lo slogan che ci ha unite e accompagnate in piazza: “Proprio oggi che il nostro lavoro, dentro e fuori casa, è stato definito «essenziale», e questo ci ha costrette a livelli di sfruttamento, isolamento e costrizione senza precedenti, noi diciamo che “essenziale è il nostro sciopero, essenziale è la nostra lotta!” e aggiungiamo: #essenziali e primari sono i nostri bisogni!
Vogliamo una risposta concreta, un vero gesto di connessione con la lotta individuale e collettiva che tutti i giorni donne e soggettività costruiscono dentro e fuori casa.
Invitiamo le personalità che siedono fra i banchi del consiglio comunale della Spezia a portare la vertenza del necessario abbassamento dell’IVA al 4% sugli assorbenti igienici sul tavolo della discussione e tramite proficuo accordo con le farmacie comunali.
Invitiamo la cittadinanza e le organizzazioni a sostenere l’iniziativa perché l’8 Marzo non sia solo una data, ma una lotta quotidiana.

Post su facebook

*A breve tutte le info per il mail bombing tieniti pront3!

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Interventi 8M

Posted on Marzo 12, 2021 - Novembre 8, 2021 by nudmlaspezia

 

INTRODUZIONE
Dopo tanta fatica e attesa oggi è finalmente l’8 marzo e abbiamo scelto di tornare in piazza, qui fra sorelle e compagnx per dimostrare ancora una volta la forza del movimento femminista e transfemminista globale.
Abbiamo scelto di tornare ad occupare le piazze e le strade con i nostri corpi, lo faremo avendo cura della salute di tuttə.
Per questo in piazza troverete disinfettanti e mascherine: costruire spazi safe e sicuri per tuttə è parte della nostra pratica politica.
Questo è un presidio transfemminista, antirazzista, antifascista e antiabilista. Chiediamo a tutte, tuttu e tutti di aiutarci a costruire un momento che sia davvero sicuro. 
Non sarà accettato alcun atteggiamento oppressivo: è chi subisce a definire ciò che è violenza. Mettiti in ascolto perché NO VUOL DIRE NO.
Nel caso doveste subire o assistere a una qualunque forma di molestia, violenza o provocazione, se non ti senti bene/a tuo agio o vedi qualcuna/qualcuno che non si sente bene, comunicacelo. Abbiamo il panuelo fuxia. 
Abbiamo bisogno che ciascunə faccia la sua parte: la cura è una pratica collettiva.
A un certo punto della manifestazione chiuderemo lasciando il microfono aperto, invitiamo chi vuole ad avvicinarsi, per esprimere e manifestare il motivo per è qui in piazza con noi o effettuare un intervento libero.
***Ricordiamo a tutte le persone, collettivi e realtà presenti in piazza con noi che oggi è una giornata di lotta delle donne e delle soggettività LGBTQIAP+ e questo è un presidio convocato all’interno della giornata di Sciopero Femminista e Transfemminista Globale, non abbiamo bisogno di bandiere e loghi, perché siamo MAREA. In piazza vogliamo contenuti non loghi. Sì a tutti gli striscioni di contenuto anche firmati ma purché la firma non diventi lo striscione stesso.
***
    Negli ultimi anni abbiamo vissuto lo sciopero femminista e transfemminista globale come una manifestazione di forza, il grido di chi non accetta di essere vittima della violenza maschile e di genere. Abbiamo riempito le piazze e le strade di tutto il mondo con i nostri corpi e il nostro desiderio di essere vive e libere, abbiamo sfidato la difficoltà di scioperare causata dalla precarietà, dall’isolamento, dal razzismo istituzionale, abbiamo dimostrato che non esiste produzione di ricchezza senza il nostro lavoro quotidiano di cura e riproduzione della vita, abbiamo affermato che non siamo più disposte a subirlo in condizioni di sfruttamento e oppressione.
A un anno dall’esplosione dell’emergenza sanitaria, la pandemia ha travolto tutto, anche il nostro movimento e la nostra lotta, rendendoli ancora più necessari e urgenti. Lo scorso 8 marzo ci siamo ritrovatə allo scoccare del primo lockdown e abbiamo scelto di non scendere in piazza a migliaia e migliaia come gli anni precedenti, per la salute e la sicurezza di tutte. È a partire dalla consapevolezza e dalla fantasia che abbiamo maturato in questi mesi di pandemia, in cui abbiamo iniziato a ripensare le pratiche di lotta di fronte alla necessità della cura collettiva, che abbiamo sentito il bisogno di costruire questo 8 marzo un nuovo sciopero femminista e transfemminista, della produzione, della riproduzione, del e dal consumo, dei generi e dai generi. Non possiamo permetterci altrimenti.
Vogliamo continuare a creare l’occasione per dare voce a chi sta vivendo sulla propria pelle i violentissimi effetti sociali della pandemia, e per affermare il nostro programma di lotta contro piani di ricostruzione che confermano l’organizzazione patriarcale della società contro la quale da anni stiamo combattendo insieme in tutto il mondo.
  Non abbiamo bisogno di spiegare l’urgenza di questa lotta. Le tantissime donne che sono state costrette a licenziarsi perché non potevano lavorare e contemporaneamente prendersi cura della propria famiglia sanno che non c’è più tempo da perdere. Lo sanno le migliaia di lavoratrici che hanno dovuto lavorare il doppio per ‘sanificare’ ospedali e fabbriche in cambio di salari bassissimi e nell’indifferenza delle loro condizioni di salute e sicurezza. Lo sanno tutte le donne e persone Lgbt*QIAP+ che sono state segregate dentro alle case in cui si consuma la violenza di mariti, padri, fratelli. Lo sanno coloro che hanno combattuto affinché i centri antiviolenza e i consultori, i reparti IVG, i punti nascita, le sale parto, continuassero a funzionare nonostante la strutturale mancanza di personale e di finanziamenti pubblici aggravata nell’emergenza. continuassero a funzionare nonostante la strutturale mancanza di fondi.
Lo sanno le migranti, quelle che lavorano nelle case e all’inizio della pandemia si sono viste negare ogni tipo di sussidio, o quelle che sono costrette ad accettare i nuovi turni impossibili del lavoro pandemico per non perdere il permesso di soggiorno. Lo sanno le insegnanti ridotte a ‘lavoratrici a chiamata’, costrette a fare i salti mortali per garantire la continuità dell’insegnamento mentre magari seguono i propri figli e figlie nella didattica a distanza. Lo sanno lə studenti che si sono vistə abbandonare completamente dalle istituzioni scolastiche, già carenti in materia di educazione sessuale, al piacere, alle diversità e al consenso, sullo sfondo di un vertiginoso aumento delle violenze tra giovanissimə. Lo sanno le persone trans* che hanno perso il lavoro e fanno ancora più fatica a trovarlo perché la loro dissidenza viene punita sul mercato. Lo sanno lə sex workers, invisibilizzatə, criminalizzatə e stigmatizzatə, senza alcun tipo di tutela nè sindacalizzazione, che hanno dovuto affrontare la pandemia e il lockdown da solə.
Abbiamo bisogno di tenere alta la sfida transnazionale dello sciopero femminista e transfemminista perché i piani di ricostruzione postpandemica sono piani patriarcali.
A fronte di uno stanziamento di risorse economiche per la ripresa, il Recovery Plan non rompe la disciplina dell’austerità sulle vite e sui corpi delle donne e delle persone LGBT*QIAP+. Da una parte si parla di politiche attive per l’inclusione delle donne al lavoro e di «politiche di conciliazione», dando per scontato che chi deve conciliare due lavori, quello dentro e quello fuori casa, sono le donne. Dall’altra non sono le donne, ma è la famiglia – la stessa dove si consuma la maggior parte della violenza maschile, la stessa che impedisce la libera espressione delle soggettività dissidenti ‒ il soggetto destinatario dei fondi sociali previsti dal Family Act. E da questi fondi sono del tutto escluse le migranti, confermando e mantenendo salde le gerarchie razziste che permettono di sfruttarle duramente in ogni tipo di servizi. Così anche gli investimenti su salute e sanità finiranno per essere basati su forme inaccettabili di sfruttamento razzista e patriarcale. Miliardi di euro sono poi destinati a una riconversione verde dell’economia, che mira soltanto ai profitti e pianifica modalità aggiornate di sfruttamento e distruzione dei corpi tutti, dell’ecosistema e della terra.
Poco o nulla si dice delle misure contro la violenza maschile e di genere, nonostante questa sia aumentata esponenzialmente durante la pandemia, mentre il «reddito di libertà» è una risposta del tutto insufficiente alla nostra rivendicazione dell’autodeterminazione contro la violenza, anche se dimostra che la nostra forza non può essere ignorata. Questo 8 Marzo non sarà facile, ma è necessario. Lo sciopero femminista e transfemminista non è soltanto una tradizionale forma di interruzione del lavoro ma è un processo di lotta che attraversa i confini tra posti di lavoro e società, entra nelle case, invade ogni spazio in cui vogliamo esprimere il nostro rifiuto di subire violenza e di essere oppressə e sfruttatə. Questa è da sempre la nostra forza e oggi lo pensiamo più che mai, perché ogni donna che resiste, che sopravvive, ogni soggettività dissidente che si ribella, ogni migrante afferma la propria libertà fa parte del nostro sciopero.
Proprio oggi che il nostro lavoro, dentro e fuori casa, è stato definito «essenziale», e questo ci ha costrette a livelli di sfruttamento, isolamento e costrizione senza precedenti, noi diciamo che “essenziale è il nostro sciopero, essenziale è la nostra lotta!”.
INTERVENTO coreografico
1. Se le nostre vite non valgono, al punto che uccidono una di noi ogni tre giorni, addirittura ogni due da quando è iniziata la pandemia, allora noi scioperiamo.
2. Se le nostre vite non valgono, al punto che possono stuprarci, molestarci, scambiarsi le nostre foto nelle chat, allora noi scioperiamo.
3. Se le nostre vite non valgono, al punto da poterci lasciare in massa senza lavoro e senza reddito appena non siamo più “essenziali” per i loro profitti, allora noi scioperiamo
4. Se le nostre vite non valgono, al punto da essere ridotte a numeri di cronaca o titoli scandalistici sulle pagine dei giornali, allora noi scioperiamo.
5. Se le nostre vite non valgono, al punto che persino le sentenze dei tribunali scrivono nero su bianco che la violenza che subiamo è colpa nostra, allora noi scioperiamo.
6. Se le nostre vite non valgono, al punto che non solo non vengono dati fondi ai percorsi di fuoriuscita dalla violenza, ma addirittura vengono sistematicamente ostacolati, allora noi scioperiamo.
7. Se le nostre vite non valgono, al punto di farci lavorare e studiare senza attenzione, prevenzione e cura, allora noi scioperiamo.
8. Se le nostre vite non valgono, al punto da sfruttarci, sottopagarci, costringerci a orari di lavoro eccessivi nella maggior parte dei casi, allora noi scioperiamo.
9.Se le nostre vite non valgono, tanto da negare sistematicamente prevenzione e formazione nelle scuole, allora noi scioperiamo.
10.Se le nostre vite non valgono, al punto che la scelta su chi vogliamo essere, sul nostro genere, sull’orientamento sessuale viene sottoposta a psichiatrizzazione e considerata anormale o patologica, allora noi scioperiamo.

11. Se le nostre vite non valgono e sono continuamente subordinate a ricatti di ogni tipo, come quello della perdita del permesso di soggiorno, allora noi scioperiamo.

***

INTERVENTO SU SALUTE e VISITA GINECOLOGICA SOLIDALE (inserire link al PDF)

***

INTERVENTO TRANSNAZIONALE
Nel 2019 durante il primo corteo de Lotto Marzo a La Spezia ci siamo presx le strade e le piazze del centro, ridenominandole per ricordare e onorare la lotta di donne e soggettività LGBTQIAP+.
Questa piazza è da allora “Piazza NUDM” preceduta da “Largo Marielle Franco” e altre ancora. Vogliamo anche oggi trasmettere il carattere transnazionale della nostra lotta, che attraversa confini e desideri e si è fatta movimento globale, sin dal primo anno di sciopero femminista e transfemminista.
Oggi abbiamo portato qui in piazza, un’insegna che richiama la conquista del movimento femminista argentino, Piazza 30 Dicembre, giorno in cui dopo anni di lotta si è raggiunta l’approvazione in Parlamento della legge per l’aborto.
Siamo una grande marea: dalla COMISIÓN 8M spagnola, che non rinuncia alla lotta nonostante il divieto di concentrazione in tutta la Comunità di Madrid, alle compagne greche, a quelle turche, messicane, alle Mujeres Indígenas por el Buen Vivir, alle compagne brasiliane, svizzere, tedesche, belghe, olandesi, in solidarietà con le migranti che attraversano tutti i nostri territori, per le loro lotte che sono di tutte noi.
***
Nell’ottobre 2019 oltre un milione e mezzo di persone sono scese in piazza a Santiago del Cile per protestare contro le enormi disuguaglianze del Paese. Il grido di battaglia del collettivo Las Tesis “Un violador en tu camino” ha fatto il giro del mondo e lo scorso anno per lo sciopero delle  donne dell’8 marzo oltre 4 milioni di donne sono scese per strada in tutto il Paese.
Appello della Coordinadora Feminista 8M
Per difendere il nostro programma femminista contro la precarizzazione della vita, donne, gruppi e soggettività dissidenti chiamano lo sciopero femminista generale del 2021. 
Ci uniamo per dire ancora una volta che non pagheremo la crisi con i nostri corpi e che non staremo mai più in silenzio. Quindi spargiamo il potere della nostra forza femminista in tutti gli spazi e territori. Riaffermiamo la nostra lotta per trasformare radicalmente la vita e costruire insieme una vita che ci piaccia. Quest’anno, al centro della nostra lotta c’è l’uscita di scena del presidente Piñera, la fine del terrorismo di Stato e il processo e la punizione di tutte le persone che lo hanno sostenuto, l’immediato rilascio di chi è in carcere per aver preso parte alla rivolta – oltre a  alle richieste e ai compiti sviluppati nel Meeting Plurinazionale di Las y Les que Luchan.
Lo sciopero generale dell’8 marzo è multiplo, massiccio, aperto e diversificato: si sviluppa in tutti gli spazi e in tutti i modi possibili, paralizzando i lavori produttivi e riproduttivi, per colpire gli interessi economici delle imprese e del capitale, e dimostrare ancora una volta che i nostri lavori sostengono la vita.
DI FRONTE ALLA LA CRISI SANITARIA, ECONOMICA E SOCIALE:
SCIOPERO GENERALE FEMMINISTA!
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#LottoMarzo

Posted on Marzo 12, 2021 - Settembre 8, 2021 by nudmlaspezia
CI VOGLIAMO VIVE E LIBERE
Dopo tanta fatica e attesa ieri finalmente l’8 marzo è arrivato e abbiamo scelto di tornare in piazza, qui fra sorelle e compagnx per dimostrare ancora una volta la forza del movimento femminista e transfemminista globale.
Abbiamo scelto di tornare ad occupare le piazze e le strade con i nostri corpi, lo abbiamo fatto avendo cura della salute di tuttə.
Grazie a tutte, tuttx, tutti per aver costruito con noi uno spazio davvero sicuro, di lotta, desiderio e rivendicazioni.
Grazie a chi è intervenutx e chi ha partecipato.
Grazie a chi ha donato al nostro crowdfunding per la visita ginecologica.
Grazie a chi ha sostenuto lo sciopero transfemminista.
In un momento storico in cui mantenere legami e relazioni di prossimità e solidarietà si è fatto sempre più difficile, insieme abbiamo mandato un segnale a tutte le sorelle e compagnə: Non siete sole!
Tuttə insieme l’8 marzo abbiamo dimostrato che essenziale è la nostra lotta, essenziale è il nostro sciopero.

Se ancora non sei inseritx in mailing list: scrivici! nudmlaspezia@gmail.com

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Visita Ginecologica Solidale

Posted on Marzo 10, 2021 - Novembre 11, 2021 by nudmlaspezia

IL MANIFESTO

Una delle nostre prime iniziative è stata quella di individuare quei luoghi critici e sensibili, come il consultorio.
Esattamente per questo, due anni fa, abbiamo promosso Il Consultorio in Piazza per sensibilizzare intorno a un problema serio, a servizi e informazioni che mancano, che sono carenti, e che in definitiva limitano le libertà delle donne nelle scelte che ogni giorno compiono sul loro corpo e sulle loro vite. Dai dati raccolti nei questionari viene alla luce un dato sconcertante, da un lato la maggior parte non sa cosa sia un consultorio, non sa che servizi offre, oppure qualora lo conoscesse, non se ne serve poiché i tempi di attesa risultano lunghi e poco chiari, da un altro lato la disinformazione, infatti il 60% delle intervistate dice di conoscere il consultorio solo grazie al passaparola.
Questi dati fotografavano una situazione grave e preoccupante, che avrebbe potuto solo accentuarsi.

Motivi dell’iniziativa: pandemia e carenze ASL

Esattamente un anno fa, durante i preparativi per l’8 marzo, siamo statə investitə da una pandemia senza precedenti, una crisi sanitaria divenuta fin da subito sociale, economica, esistenziale. Intuimmo immediatamente, in quelle drammatiche giornate, che una sanità già al collasso da anni per investimenti e scelte carenti, avrebbe generato ulteriori problemi sul piano dell’assistenza e dei servizi. Intuimmo, e non era difficile, che sarebbero stati i servizi ai più deboli a risentirne, quelli del consultorio, le visite ginecologiche, il diritto all’aborto. Come sempre la crisi l’avrebbe pagata chi non avrebbe potuto pagarsi una visita privata, un’analisi privata, una tac privata.
Donne sole, donne abbandonate di fronte a scelte spesso complesse.
Non arrendersi allo stato delle cose esistenti, alle emergenze, alle richieste di aiuto insoddisfatte, ci ha portato a denunciare e allo stesso tempo a provare a rispondere, nel nostro piccolo, a queste domande. Nel vuoto cosmico delle istituzioni politiche e sanitarie (quelle delle mimose, delle frasi fatte, della retorica d’occasione) e nel vuoto di una cultura del femminismo ricca di parole e povera di azioni concrete che incidano nella vita delle donne, ci siamo guardate negli occhi e abbiamo provato a fare vera sorellanza.
La visita ginecologica solidale nasce da qui, da una scommessa necessaria, ineludibile.
Non avrebbe avuto senso continuare a lottare, manifestare, fare passeggiate, indire scioperi senza provare a dare anche risposte concrete. Un compito arduo, di fronte al quale ci siamo sentitə anche inadeguate.

Dati e numeri

Abbiamo ricevuto richieste e chiamate spesso destabilizzanti e preoccupanti: donne rinchiuse in casa dal proprio compagno aguzzino con solo pochi euro per la spesa che prendevano il cellulare in mano solo quando finalmente si trovavano sole in casa; donne con la voce spezzata dalla paura di non riuscire ad abortire; donne con problemi di salute ma impossibilitate a prenotare una visita ginecologica presso l’ASL o costrette ad aspettare tempi lunghi e quindi convivere con i loro dolori e preoccupazioni per mesi.
Donne con problemi economici e consapevoli di non poter usufruire del servizio pubblico perché il loro permesso di soggiorno è scaduto. Donne non informate, donne che non sapevano a chi rivolgersi per salvarsi.
Abbiamo cercato di fare ciò che potevamo, appoggiandoci alla rete di relazioni e di professionalità con cui lavoriamo da quando siamo nate in questa città.
Con i 1900 euro fino ad ora raccolti grazie alle donazioni siamo riuscite a pagare quasi 20 visite ginecologiche, pap-test.
Questa iniziativa, come le altre che abbiamo promosso in questi due anni, è stata fin da subito pensata come un’inchiesta sullo stato della situazione.
Dalle chiamate ricevute possiamo trarre una conclusione tanto amara quanto evidente: le donne hanno poche se non alcuna informazione su ciò che sia un consultorio e anche qualora le avessero considerano questi servizi come gli ultimi nella scala delle priorità delle loro spese.
Anche questo dato così significativo sulla rinuncia alla salute del proprio corpo, dimostra quanto il servizio pubblico sia necessario nella qualità, nelle informazioni e nei tempi che vengono proposti.

Ringraziamenti e rivendicazioni

Per tutto questo approfittiamo della giornata di oggi per ringraziare tutte le ginecologhe che hanno supportato in questi mesi complicati le donne a cui le abbiamo indirizzate, ringraziamo Aied per essersi resa disponibile, come consultorio privato, a offrire servizi rapidi e convenzionati.
Grazie alle radio e ai giornali, come Internazionale, che ci hanno dato spazio per promuovere l’iniziativa arrivando a donazioni provenienti soprattutto da fuori provincia.
Grazie soprattutto a tuttə coloro che ci hanno sostenuto economicamente con donazioni che consentono ancora in
questa settimana di garantire un diritto che la sanità locale ha smesso impunemente di garantire.
Tuttavia rimaniamo profondamente convintə che il servizio privato possa e debba rimanere una libera scelta non una necessità, l’unica spesso garantita a fronte di sevizi pubblici insopportabilmente carenti e insufficienti.
Continueremo quindi a pretendere un miglioramento generale della qualità del servizio pubblico e nel frattempo non lasciamo sole le nostre sorelle, che hanno il diritto di usufruire del diritto alla salute.
La sanità ha un costo elevato, i professionisti e i medici costano molto e privatamente non sarebbe per nulla accessibile alla maggior parte della popolazione.
La sanità e i servizi sanitari pubblici sono un patrimonio insostituibile e necessario e i numeri/costi della nostra
iniziativa/inchiesta dovrebbero renderlo ancor più evidente.
Lo diciamo oggi e lo rilanciamo: continueremo l’iniziativa della visita ginecologica solidale.
Perché la crisi non nasce nell’ultimo anno ma è evidente che nella crisi sono le donne quelle più esposte socialmente, economicamente e sul piano sanitario.

Pandemia o non pandemia, il nostro corpo, la nostra salute, sono un diritto!

***l’iniziativa ha avuto durata di un anno da maggio 2020 a maggio 2021! Attualmente il servizio del consultorio asl ci risulta essere nuovamente funzionante se avessi delle altre info o segnalazioni ti invitiamo a contattarci, sorellanza è la risposta!

Rassegna stampa
1. Globalproject.info
2. Internazionale
3. Italiachecambia.org 
2. L’Ordinario 

Link al PDF scaricabile “Visita Ginecologica Solidale, il manifesto”, clicca qui!

Posted in Articoli, Chi siamo e cosa facciamoTagged consultorio, crowdfunding, laspezia, lottomarzo, nonunadimeno, transfemminismo, visita ginecologica solidale

L8 segnale!

Posted on Marzo 5, 2021 - Aprile 7, 2021 by nudmlaspezia

Il L8 Segnale è apparso la scorsa notte a La Spezia.
Il segnale che viene proiettato rappresenta la lotta femminista e transfemminista.
La lotta di donne e soggettività lgbtqiap+ contro la violenza maschile, la violenza di genere e dei generi.
In un momento storico in cui mantenere legami e relazioni di prossimità e solidarietà si è fatto sempre più difficile, vogliamo mandare un segnale a tutte le sorelle e compagnə: Non siete sole!
Tuttə insieme l’8 marzo dimostreremo che essenziale è la nostra lotta, essenziale è il nostro sciopero.

Appuntamento nella Zona Fuxia: Lunedì 8 alle 17:30 in piazza Mentana.
Per tutta la giornata sarà sciopero della produzione e della riproduzione, del consumo, sciopero dai ruoli imposti dai generi.

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Manifesti anti-scelta

Posted on Febbraio 2, 2021 - Aprile 7, 2021 by nudmlaspezia
2 febbraio 2021

NUOVI MANIFESTI ANTIABORTISTI A LA SPEZIA!

Ecco uno dei cartelloni della nuova campagna dell’associazione anti-choice e fondamentalista cattolica che, ribaltando uno dei famosi slogan dei movimenti femministi “Il corpo è mio e decido io”, tenta ancora una volta di paragonare l’aborto ad un omicidio.
Questa è violenza e le associazioni anti-choice non provano nemmeno a nasconderla come dimostrano i sit-in fuori dagli ospedali organizzati nei giorni predisposti alle IVG, l’ultimo dei quali è stato segnalato la scorsa settimana a Monza!

Pretendiamo che non sia più concesso spazio o suolo pubblico a queste campagne ed iniziative violente:
PARAGONARE L’ABORTO ALL’OMICIDIO
È VIOLENZA DI GENERE, ORA BASTA!

Ancora una volta SUI NOSTRI CORPI DECIDIAMO NOI!

***Grazie a S. per la segnalazione.
Se incontri dei manifesti in giro per la città, scatta una foto e inviacela, specificando il luogo.

https://nudmlaspezia.noblogs.org/files/2021/03/132359107_1906979546136690_4826618500396149369_n.mp4
20 dicembre 2020
ANCHE QUESTA È VIOLENZA!
Alla richiesta di rimozione dei Manifesti Pro Vita l’assessora Giorgi risponde che il Comune non può fare censura!
Nonostante le parole pronunciate dalla Assessora Giorgi durante l’ultimo Consiglio Comunale, i manifesti Pro Vita contro la Ru486 sono sessisti e violenti, perché con la scusa di manifestare un’opinione colpevolizzano quella che dovrebbe essere garantita come una libera scelta delle donne. L’associazione fondamentalista cattolica Pro Vita e Famiglia diffonde dati e notizie palesemente false e senza alcuna credibilità dal punto di vista scientifico. Questa non è un’opinione, è una menzogna, è violenza. Non si tratta di libertà di pensiero, come furbescamente sostiene Cenerini, citando l’articolo 21 della Costituzione. Si tratta di un attacco, l’ennesimo, alla libertà delle donne di scegliere, che è garantita da una legge, la 194 del 1978, passata anche attraverso un referendum popolare. Violenza è permettere che altri, in ragione della loro fede possano decidere sui nostri corpi, violenza è permettere che si diffondi disinformazione medico-scientifica, quella che associa la pillola abortiva al veleno. Ricordiamo ai nostri governanti e consiglieri che lo scorso 8 agosto, il ministero della Salute, sulla base «delle più aggiornate evidenze scientifiche», ha aggiornato le linee di indirizzo sulla pillola abortiva RU486 annullando l’obbligo di ricovero, estendendo a nove settimane la possibilità del farmaco, e prevedendone la somministrazione in consultorio e in ambulatorio.
– I dati del ministero della Salute dicono che in Italia in oltre il 96,9 per cento dei casi non c’è stata alcuna complicazione a seguito dell’assunzione della RU486, e che questi numeri sono simili «a quanto rilevato in altri paesi e a quelli riportati in letteratura».
– Successivamente al parere del Consiglio Superiore di Sanità l’AIFA ha emanato una nuova determina nella quale vengono superate le precedenti limitazioni.
– L’Organizzazione Mondiale della Sanità da anni dichiara che l’aborto farmacologico è sicuro e ne raccomanda la procedura.
Se l’assessora Giorgi e la giunta ritengono che questi manifesti non siano lesivi dei diritti delle donne, almeno dovrebbero ammettere quello che è innegabile e cioè che diffondono informazioni false su un tema molto delicato e che lo fanno deliberatamente nel tentativo di manipolare le donne e allo scopo di privarle di un loro diritto, altrimenti il loro silenzio a riguardo è una nuova riprova di come queste espressioni della destra fondamentalista cattolica trovino accoglienza fra le braccia dell’attuale amministrazione comunale.
BASTA PROPAGANDA SUI NOSTRI CORPI
SUI NOSTRI CORPI DECIDIAMO NOI

No, ancora una volta, non vi daremo tregua!

19 dicembre 2020
DOPO 10 GIORNI, I MANIFESTI NON SONO STATI RIMOSSI
E NON ABBIAMO RICEVUTO ALCUNA RISPOSTA!
Dopo 10 gg né l’assessora alle Pari Opportunità Giulia Giorgi né il Sindaco Pierluigi Peracchini
hanno mai risposto alle mail che noi e decine di altrə cittadinə hanno mandato pretendendo la rimozione dei manifesti Pro Vita. I manifesti di disinformazione sulla RU486 sono stati immediatamente coperti e sabotati ma rimangono, come rimane il pericolo di una nuova futura affissione, questo perché dalla Amministrazione non una parola di condanna, un silenzio che sappiamo essere complice e connivente.
ANCHE QUESTA È VIOLENZA!
Non l’abbiamo mai accettato e oggi lo ribadiamo: non ammettiamo che con una pennellata di rosa, in via del tutto strumentale, il Sindaco e altrə come lui si considerino #dallapartedelledonne. Quelle stesse istituzioni colpevoli di sessismo e discriminazioni, quei luoghi del potere che costantemente sminuiscono la lotta femminista e chi la pratica.
BASTA PROPAGANDA SUI NOSTRI CORPI
SUI NOSTRI CORPI DECIDIAMO NOI

No, ancora una volta, non vi daremo tregua!

9 dicembre 2020
IL VELENO ANTI ABORTISTA DELLA DISINFORMAZIONE, ANCHE ALLA SPEZIA

Non bastavano i negazionisti del Covid-19, ci mancavano pure quelli della pillola RU486 e del diritto all’interruzione volontaria di gravidanza. È grave che sul Comune della Spezia sia stata permessa l’affissione di una campagna di disinformazione medico-scientifica e di attacco ai diritti delle donne così plateale.

Anche se ciò non ci stupisce, d’altronde è successo nella città che fino a qualche mese fa vedeva sedere fra i banchi del consiglio comunale uno dei fondatori del centro Aiuto per La Vita che con i suoi volantini stigmatizzanti e colpevolizzanti ha invaso reparti e aree adiacenti l’ospedale pubblico, non ci stupisce perché è proprio alla Spezia che il Sindaco in pompa magna inaugura Largo Josemaria Escrivá, una intitolazione che profuma di medioevo e bigottismo. Potremmo andare avanti citando il sessismo delle istituzioni quando Sindaco Pierluigi Peracchini e segretario generale Sortino sminuiscono la protesta delle donne alludendo ai loro seni, la stessa città che vede il corpo delle donne come terreno di campagna elettorale anche quando si tratta di salute quando invece che vigilare sull’accesso al diritto alla salute femminile si accendono fari rosa, invece che visite di screening gratuite luci rosa, decorative che sanno di presa in giro.

Ecco, questa città la attraversiamo anche noi e no, non vi daremo tregua!

SUI NOSTRI CORPI DECIDIAMO NOI!

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