LE NOSTRE VITE VALGONO PIÙ DEI LORO PROFITTI!
A Luana d’Orazio, 22 anni, morta sul lavoro, risucchiata dal macchinario della fabbrica tessile di Prato, in cui faceva l’operaia.
Sul corpo di Luana nelle ultime ore si è precipitata a infierire la solita stampa mainstream in cerca di morbosi dettagli da aggiungere alla retorica scarna e sconclusionata delle “morti bianche”, così vengono definite le morti sul lavoro, da lavoro, le morti da sfruttamento, bianche come se non avessero responsabili.
La stessa retorica che troviamo sui grandi titoli “uccisa per amore/uccisa per gelosia” né amore né gelosia è stato il marito/il partner/l’ex compagno e non è malato ma figlio sano del patriarcato.
Sul corpo di Luana si sono scagliati come avvoltoi i giornalisti della stampa nazionale, ricercando le sue foto, ponendo l’accento sulla sua vita privata, su quanto fosse bella, sul fatto che fosse madre, madre e lavoratrice, madre e operaia. I responsabili della morte di Luana e di lavoratrici e lavoratori sono coloro che scelgono il profitto prima delle persone, profitto prima di sicurezza, che ci insegnano il significato di “rischio calcolato”, ma questo non è un tragico incidente, non può essere solo questo.
Luana D’Orazio, una donna, un’operaia, una lavoratrice che come tante e tanti subiscono il costo criminale di una politica indifferente e sorda ai bisogni di diritti e di tutela del lavoro. No, non ci salverà né curerà il lavoro se il lavoro è il luogo in cui veniamo sfruttate, ricattate, molestate, se è il luogo dove quando moriamo dobbiamo aver la fortuna di essere state belle e giovani per essere considerate da stampa e politica.
Ci salverà mettere al primo posto la cura, la salute e il benessere delle persone, ci salverà eradicare la cultura patriarcale che ci vede come corpi essenziali al profitto ma dispensabili, le nostre vite contano!
È finita la solita retorica pubblica, fatta di grandi eventi privi di significato politico, a pochi giorni dalla festa dei lavoratori e a poco più di 2 mesi dall’8 marzo, siamo ancora qui a piangere vittime, vite precarie, sfruttate, non tutelate, sacrificate, uccise.
Le nostre vite valgono più dei loro profitti!
Oggi che i nostri corpi e il nostro lavoro è ritenuto essenziale, oggi che altre lacrime di coccodrillo sono state versate per una morte che era evitabile, oggi siamo qui alla zona fuxia con tutta la nostra rabbia e il nostro amore.