La zona fuxia è un memoriale ma anche un muro di lotta e rivendicazione, uno spazio sicuro da cui ripartire e tessere relazioni senza lasciare indietro niente e nessuna.
Invitiamo tutte, tuttx e tutti a riservare un momento nella loro giornata e passare di qui perché non abbiamo bisogno di spiegare l’urgenza della nostra lotta, ma abbiamo bisogno di riconoscerci e incontrarci, lasciamo un segno, portiamo un fiore, riserviamo un pensiero.
Noi oggi abbiamo lasciato un segno perché nessuno dimentichi e saremo qui ogni volta che ce ne sarà bisogno, perché: Siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce ma siamo anche il grido collettivo di tutte le donne e soggettività che si oppongono alla violenza maschile sulle donne, la violenza di genere e dei generi.
L’otto marzo dopo tanta attesa abbiamo scelto di tornare in piazza e abbiamo deciso di farlo portando con noi i nomi delle donne uccise nei primi due mesi dell’anno con la promessa e la volontà di ricordarle e fare tutto quanto in nostro potere per continuare a lottare e rimuovere le cause che portano a questa strage. Perché le leggi da sole non bastano e noi lo sappiamo bene, anche se sono stati fatti dei passi avanti con la convenzione di Istanbul, con gli aggiornamenti al codice penale sappiamo quanto questi provvedimenti siano suscettibili ad arresti improvvisi, manomissioni e maleinterpretazioni, sappiamo bene anche quanto il lavoro di centri e sportelli antiviolenza che hanno protetto e aiutato moltissime donne, dipenda nei fatti dalla scelta politica di costante definanziamento.
Per noi è fondamentale ribadire quanto sia necessario scardinare la mentalità patriarcale che vede nelle donne gli oggetti del dominio e del possesso maschile, sui quali agire con violenza. Abbiamo ribadito più di una volta le nostre rivendicazioni, le nostre proposte ed i nostri bisogni. Oggi siamo qui per ricordare le vittime di femminicidio in Italia in questi primi tre mesi dell’anno e sono 18. Mentre preparavano il materiale per quest’occasione abbiamo letto i loro nomi, l’età, le loro storie, i luoghi in cui vivevano e il ruolo che il loro assassino aveva nelle loro vite, ci siamo anche scontrate con la narrazione tossica con la quale media nazionali e locali raccontano la violenza, ma questo non ci ha fermate, ci siamo concesse il tempo per salutare e per piangerle mentre scrivevamo le loro storie, oggi siamo qui per portare le loro storie in questo spazio.
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Sappiamo bene che la maggior parte delle violenze che viviamo e che le nostre sorelle e compagnx vivono quotidianamente non trovano spazio sui media, ma questo vuole essere un modo per ri-connetterci e non dimenticare che “siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce”, non una in più, non una morta in più per femminicidio, non una di meno!
Non una in meno tra noi, viva, libera e felice!
*Quella che segue è una lista dei femminicidi di cui abbiamo ritracciato le notizie sulla stampa, consapevoli che non tutte trovano spazio sui media e che molti ancora finiscono per essere invisibilizzati.
54 Femminicidi da inizio 2021, non è un caso isolato
Per consultare la pagina dedicata all’Osservatorio sui Femminicidi, 2021
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